Intervista a Natascia Norcia, autrice del romanzo fantasy La figlia di Caino

Le interviste agli autori di Myth Press continuano. Dopo aver intervistato Giovanni Poli, autore di Isaihas, e Marco Olivieri, autore della duologia La Guerra della Rosa Nera, oggi parliamo con Natascia Norcia. Natascia non è solo l’autrice de La figlia di Caino (volume 1 e volume 2), è anche la direttrice di Onnigrafo Magazine, rivista letteraria online.

Leggiamo insieme le quattro chiacchiere che abbiamo fatto con lei, nell’attesa della pubblicazione del secondo volume de La figlia di Caino.

Ciao Natascia, benvenuta. Come e quando ti sei avvicinata alla scrittura?

«Credo di essere stata sempre particolarmente affascinata dal concetto della letto-scrittura. Ho imparato a leggere e a scrivere molto prima di andare a scuola e questo per una mia vorace curiosità di poter leggere tutto quello che trovavo scritto, e soprattutto di farlo in autonomia. Scrivere nel vero senso della parola è diventato una sorta di valvola di sfogo all’inizio, più che una manifestazione creativa. Ho sempre avuto piacere nello scrivere a livello scolastico, ma lo slancio a iniziare a scrivere cose solo per me è arrivato insieme a una serie di disturbi del sonno: in pratica passavo ore a riordinare appunti frettolosi presi al risveglio cercando di raccontare strani sogni, ecco perché le prime cose che ho scritto le definisco “oniriche”».

Come mai hai scelto di scrivere fantasy?

«Non posso definirmi una scrittrice fantasy, mi definisco una scrittrice eclettica, spaziando dalle favole per bambini, al thriller, all’erotico, alla scrittura di genere. Il mio primo romanzo è un fantasy tinto di scuro, e la nascita della trama e quindi del genere fantasy è stata guidata dalla genesi stessa del libro… Probabilmente in futuro potrei pensare di creare qualcosa di veramente fantasy, ma probabilmente sarebbe qualcosa indirizzato a un pubblico più giovane».

Che cos’è per te il fantasy?

«Il fantasy per me è innanzitutto la creazione di un mondo, le storie prendono vita in base a quello che si è creato, ecco perché parlare di fantasy potrebbe essere riduttivo, all’interno di qualunque ambientazione fantasy possono nascere storie diverse, di sottogeneri differenti».

Passiamo ora al tuo romanzo. Come ti è venuta l’idea per La figlia di Caino?

«La figlia di Caino nasce come cronaca di un gioco di ruolo Larp. Si ispira al mondo di tenebra della White Wolf e raccoglie tutti quei personaggi tipici che vanno dai vampiri ai licantropi, dai demoni agli stregoni e alle chimere. Nel concepire il personaggio di Justine, che è la protagonista del libro, avevo attinto a tutta una serie di realtà storiche condivise con questa figura, tanto da riempire pagine e pagine, e mentre la sua immagine si andava delineando guardavo oltre al suo vissuto e a quello che avrebbe potuto fare. Ecco perché a un certo punto ho iniziato a raccontare la sua storia, cercando di dare a questo vampiro delle connotazioni umane non nel senso della sua fisicità quanto della sua psiche».

Senza fare spoiler, quale pensi sia il punto di forza de La figlia di Caino?

«Credo che il punto di forza del mio romanzo sia il non voler essere ancorato a uno stereotipo: non è solo la storia di creature sovrannaturali che combattono per i propri scopi, ma è anche una analisi di un dramma esistenziale, quello della condanna a una vita eterna. Affrontato però non con l’enfasi di chi sa che non morirà mai, ma di chi non ha ancora consapevolezza di come vivere»

Quale è stata la parte più difficile da affrontare nella stesura de La figlia di Caino?

«Più la storia va avanti più la protagonista vive uno stato di confusione, di autoanalisi. Spesso è stato difficile non cedere alla tentazione di perdersi in lunghi monologhi e in altrettanto immensi voli pindarici, insomma anche alla follia bisogna dare un limite, altrimenti avrei rischiato di non far capire Justine, e già credo in molti possano fraintenderla, ma alla fine a me sta bene così, sono dell’idea che non sempre il protagonista debba essere bello, bravo e buono, non si può piacere a tutti!»

Qual è il personaggio de La figlia di Caino a cui sei più affezionata?

«Ovviamente Justine è in cima alla lista, ma eliminando lei sono sicura che il personaggio che più amo, e che ama di più la stessa Justine, e non lo nasconde affatto, è quello del Guru. Si tratta di una figura dinamica, che passa dall’essere goffo e svampito, parlando come un venditore di tappeti, al diventare luminoso e saggio. Spero sia stata capace di far trasparire la sua bellezza d’animo e le sue più alte finalità nella storia».

C’è qualche ricordo particolare legato a La figlia di Caino che vorresti condividere con noi?

«La sinossi del mio libro ha praticamente creato la mia strada di mattoni gialli. Avevo mandato qualche pagina da leggere a un amico, che senza dirmi nulla ha girato il tutto a Mirko Biagiotti. Mi hanno chiamato mentre ero in giardino nella scuola dove lavoravo e io credevo fosse uno scherzo. Più tardi lo stesso giorno Mirko mi ha richiamato e mi ha detto tra le altre cose “mi stupisco che ancora tu non abbia pubblicato niente”, è stato un grande inizio, incredibilmente emozionante, da Onnigrafo come scrittrice, poi una pubblicazione, poi la direzione stessa di Onnigrafo: insomma se mi chiamassero oggi e mi dicessero tutte queste cose penserei ancora una volta che si tratta di uno scherzo!»

Che cosa dobbiamo aspettarci da La figlia di Caino - Volume secondo?

«Nel secondo volume possiamo aspettarci una visione corale dell’insieme, una buona dose di rancore e cattiveria assolutamente non gratuita, ma ancora pochi segreti vengono fuori!»

C’è qualcos’altro che vorresti aggiungere?

«L’unica cosa che mi sento di aggiungere è che la storia di Justine non finirà qui, perchè appunto ha bisogno di tornare alle origini e di scoprire ciò che tanto desidera sapere… oltre alla figlia di Caino resto impegnata in diversi progetti letterari, tra cui la seconda raccolta di Pietre, la prima è disponibile sul sito di Onnigrafo Magazine, una serie di favole stagionali per i più piccini, e un lavoro rivolto a un pubblico adulto “per conto” di Madame de Saint Ange, il mio alter ego per le opere di carattere erotico».

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